venerdì 22 maggio 2009

Terza Puntata

.....passiamo alla terza puntata, ma con una pausa del racconto cronologico degli avvenimenti.

Volevo cercare di spiegare cosa ho provato sul piano emotivo e psicologico quando il sospetto si è insinuato nella mia mente, spiegare i ritmi di una comunissima vita stravolta prima dai sospetti (mai confessati a nessuno, nemmeno a mia moglie, famigliari e amici).

Dalla gioia dell'arrivo imminente della cicogna, ai primi problemi, ai lunghi tempi nel cercare il bandolo della matassa, ai vari esami sempre più specifici, al primo ricovero fino alla biopsia e alla notizia giunta il 12 gennaio 2009 (polemica: la visita programmata dall'ospedale era per il 20 gennaio.....).

Era la sera del 27 giugno 2008 quando mia moglie mi ha dato la lieta notizia: dopo sei anni di matrimonio era arrivata la cicogna tanto desiderata, un'emozione difficile a spiegare.

Per essere più sicura ha eseguito il test di gravidanza ben due volte: alla prima volta mi aveva confessato che non ci poteva credere e che con il secondo test c'era sicuramente il segno negativo... ed invece sono risultati positivi entrambi.

Ci siamo abbracciati e abbiamo pianto, per poi andare di corsa dal dottore per tutte le analisi di rito.

Un misto di pensieri mi investirono dalla felicità della paternità all'essere all'altezza nel ruolo di padre, E' mia opinione non credere nell'amicizia tra padre e figlio, per me il ruolo del genitore deve essere di educatore, ovvero colui che deve stare vicino al figlio, con i consigli, con esempi di vita. Sarà poi il futuro a farmi cambiare opinione....come dimostrato in seguito all'esito della biopsia.

Era uno dei più bei periodi della mia vita.

I primi segnali di un destino avverso arrivarono attorno alla metà di agosto. Eravamo a pranzo da mia madre quando mia moglie si è assentata per andare in bagno; mentre stavo chiacchierando a tavola sento mia moglie che mi chiamava urgentemente, ma quasi con una voce normale. Mi alzai e andai a vedere cosa volesse... ed il mondo ci crollò addosso: c'erano i segnali di un'emorragia.

Devo dire la verità: andai nel pallone più completo. Cercavo di dare coraggio a mia moglie, ma, immagino, con scarso risultato; non riuscivo a capacitarmi di cosa stava per capitarci, ero spaventato.

Parlo nella maggior parte dei casi al singolare, non per narcisismo, ma per cercare di farvi capire il mio stato d'animo in questo mio percorso di vita.

Per fortuna c'era mio fratello che ci ha accompagnato all'ospedale, che dista meno di un chilometro, dove, dopo la solita prassi al pronto soccorso (ed io sempre nel pallone, tanto che feci fatica a reperire una carrozzina per fare sedere mia moglie) siamo saliti al quinto piano, reparto ginecologia, dove, per fortuna abbiamo trovato un'infermiera di nostra conoscenza, che ha cercato di tranquillizzarci. Abbiamo aspettato cinque minuti per fare l'ecografia che ha evidenziato un distacco della placenta.

La dottoressa che ci ha seguito ci ha detto che era piuttosto probabile che, nel primo trimestre, ci fosse il pericolo di un distacco o peggio ancora un aborto spontaneo.

Non riuscivo a reagire all'idea che potesse succedere a noi, mi sentivo come anestetizzato, ma giorno dopo giorno e in seguito alla visita dal ginecologo con la rispettiva cura, le cose si andavano sistemando. Naturalmente mia moglie era a riposo forzato con conseguente maternità anticipata.

Le cose pian piano si risolsero e si vedeva qualche raggio sole dopo la tormenta.

Siamo agli inizi di settembre, e in casa si respirava un'aria di fiducia, le visite di controllo davano segnali incoraggianti, ed io vedevo un futuro sereno. Ho sempre cercato di programmare tutto per avere sotto controllo le situazioni che mi offriva la vita, e forse anche le emozioni.

Mia moglie ed io lavoravamo nella stessa azienda di oreficeria, ed il periodo di crisi generale si faceva sentire in modo pesante.

Dovevo prendere una decisione difficile sia dal punto di vista affettivo che professionale: dopo più di dieci anni con buoni rapporti sia verso il datore di lavoro che verso quasi tutti i colleghi, e, non meno importante, con l'esperienza acquisita negli anni mi sono sentito fortemente stressato.

Cambiare posto di lavoro e sopratutto settore non era per nulla facile, dopo un'esperienza quasi ventennale nel settore orafo; grazie a un mio caro amico elettricista che ha dei contatti con una serie di aziende operanti in vari settori, riesco a venire in possesso di alcuni contatti. La decisione finale è caduta su una realtà del settore chimico, collanti e vernici per la precisione. Un rapido giro di di telefonate ed ecco fissato il colloquio ed una prova sul campo.

Ho cercato di parlare chiaramente sia con i dirigenti che con il responsabile, anche perché non essendo un mercenario del lavoro, avendo 36 anni e pure una figlia in arrivo non era più tempo di giochi. Ho pertanto messo subito in chiaro che, non avendo esperienza nel settore, avrei cercato di mettere il massimo impegno e poter fare uso della mia esperienza nel gestire la nuova sfida.

A metà settembre mi sono dimesso. Una lunga chiacchierata con la proprietaria ed in seguito di spiegazioni (sulle quali non sto a dilungarmi per rispetto nei suoi confronti), quasi in lacrime, ci siamo salutati, restando in ottimi rapporti.

Il 2 Ottobre avevo il contratto con la nuova azienda, e la vita sembrava sorridere, anche perché i nuovi datori mi avevano dato fiducia ed io avevo tutte le intenzione di contraccambiare cercando di non deludere.

Tutte queste novità, nel bene e nel male, hanno creato una gran fonte di stress, tanto che quel piccolo linfonodo ingrossato non mi ha suggerito di dedicargli la giusta importanza. Nemmeno la poca epistassi non ha guadagnato il mio interesse, anche perché il Giugno precedente soffrii di una lieve forma bronchite e immaginavo una cura di antibiotici per far passere tutto.

Certi segnali sono difficili da decifrare e sopratutto un linfoma che è una malattia subdola, che lavora sotto copertura per poi esplodere. Il linfoma di burkitt che mi ha colpito, si manifesta in una forma violenta e molto aggressiva.

Nel frattempo passai dalla cura antibiotica, all'ecografia del collo (parte destra), il cui esito confermò l'ingrossamento dei linfonodi, ma non tanto da creare allarmismi (al dottore),mentre le mie preoccupazioni e paranoie iniziavano crescevano in maniera esponenziale.

Ma come potevo rivelare a mia moglie queste mie paure?

Doveva restare a riposo e tranquilla: il ginecologo le aveva detto che poteva fare dei piccoli spostamenti, ma con attenzione sopratutto agli scossoni (ad esempio in auto, e con le strade che ci ritroviamo è un po difficile stare tranquilli....)

Tutte queste emozioni sia positive che negative nel giro di pochi mesi mi hanno fortemente messo alla prova sia sul piano emotivo che psicologico.

Anche se cercavo di mantenere i rapporti con gli amici, mi riusciva difficile fare le uscite per via delle epistassi improvvise.

Lo stress cresceva: la per niente felice visita con l'otorino, ed successivo ricovero in ospedale dal 19 al 24 dicembre; questa incertezza di un intervento chirurgico, e la biopsia pendente; la risonanza magnetica con contrasto, il dialogo con il primario di otorinolaringoiatria, e l'esito si pronunciava come angioma...

E poi la biopsia fissata per il 29 dicembre, in quanto la risonanza aveva rivelato che la parte superiore della massa non era irrorata da sangue e pertanto accessibile attraverso il naso.

E così passo il Santo Natale con il peso nel cuore e questo tarlo in testa: non mi convinceva questa storia dell'angioma, specialmente con tutti i sintomi che avevo.

Provavo a stare alto di morale, ma avevo troppi pensieri, alcuni dei quali potevo rivelarli a mia moglie, tranne quello più spaventoso.

Arriva il giorno della biopsia.

In pochi minuti viene eseguita, solo un piccolo fastidio.

Inizia un po' di emorragia … ma mi dicono che è normale... solo che coi sono stato un bel po' di tempo con le salviette di carta in attesa dell'arresto.

E poi a casa, ad aspettare l'esito.......

......alla prossima puntata.....


P.S. In questi giorni sono in ospedale e sono sotto massicce terapie (quinto ciclo di chemio...), così il diario potrebbe avere un rallentamento nella pubblicazione delle varie puntate.

Spero di essere chiaro: se qualcuno vuole dei chiarimenti o semplicemente scambiare opinioni, emozioni o quant'altro lasciate i vostri commenti nell'apposita sezione.

Grazie e per cortesia lasciate il nome anche senza il commento, come segno di passaggio.

3 commenti:

  1. Ciao Jose', il tuo blog mi è stato segnalato da un amico fotoamatore.
    Dici bene Mai mollare!...
    se la vita ti fa lottare contro certe "bestie" e perchè in realtà, sprona a tirar fuori il lato migliore e piu' forte di noi.
    Piu' morde e piu' devi mordere!
    se sei alla quinta chemio manca poco alla fine..sono con te!
    I capelli tornano meglio di prima, anche se è l'ultimo dei pensieri..,solo che ti fa star male leggere le espressioni della gente quando ti vede!
    aver un bebè in casa puo' essere un ottimo imput di reazione, uno sguardo e il suo amore si tramuta in salute, in bene fisico e soprattutto psichico, insomma è un ottimo motivo e arma per prender forza a scacciare il lifoma.Dichiaragli guerra!..continua a farlo!
    Continuo a seguirti e chissà che nel diario poi, se è vero che sei un fotoamatore anche tu, non racconti anche come ti sei avvicinato a tale passione.
    Un Abbraccio, spero poco appicicoso visto l'afa di questi giorni e un sorriso solare!
    Nicky

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  2. Ciao jose' ! Non son bravo a scrivere nei blog, non son bravo a scrivere in generale, ma ti lascio comunque un saluto ! ciao Nicola

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  3. “L’unica cosa che ti imprigiona è la tua mente; l’unica cosa che ti può liberare è la tua mente!” (Sai Baba)
    penso che se la mente è positiva, ci sono molte più speranze di guarire.
    Un abbraccio
    Francesca

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