lunedì 15 giugno 2009

Ottava Puntata

....dopo un po' di silenzio (causa pausa casalinga e coccolamento di moglie e figlia) ritorno a scrivere.

Oggi cercherò di scrivere il capitolo riguardante mia moglie: sarà difficile mettere per iscritto i mille pensieri che ho in testa...cercherò di fare una cronistoria, per fare un po' d'ordine.

Ci siamo conosciuti nel dicembre del 1997. Lavoravamo assieme. Io avevo appena cambiato posto di lavoro e non avevo nessuna intenzione di “complicarmi la vita” con una storia all'interno del dell'ambito lavorativo.

Il nostro primo incontro è stato il classico film al cinema (15 febbraio 1998-Titanic), al quale sono poi seguite altre uscite, fino al 28 marzo quando diventammo coppia fissa. Tenemmo la nostra storia clandestina all'interno dell'ambiente lavorativo per quasi un anno: prima per non cercare delle complicazioni, poi ...un po' per gioco.

La nostra storia da “morosi” non ha nulla di differente da tante altre: le classiche uscite con gli amici, qualche giro, ed il fatto che ci vedessimo tutti i giorni non ci ha mai creato nessun problema.

Giunse il classico momento della famosa domanda di matrimonio: fu il 28 marzo del 2001, il luogo che scelsi fu lo stesso del primo incontro, nel mezzo del ponte vecchio (Ponte degli Alpini a Bassano del Grappa). Mi inginocchiai e le diedi l'anello.. ed alla fatidica domanda, e lei rispose: .....

In quel periodo felice, con i preparativi del matrimonio da organizzare c'era anche da affrontare la malattia di mio padre: i dottori gli avevano dato circa un anno di vita, e mentre speravo con tutto il cuore che potesse essere presente alle nozze, sapevo che le possibilità erano remote.

Dovevo dividermi tra i vari appuntamenti per il matrimonio e fare assistenza a mio padre: oltre a me e mia madre c'erano anche i miei due fratelli, con i quali optammo per la scelta di tenerlo il più possibile a casa (si è spento il 23 febbraio del 2002).

Il 5 ottobre del 2002 fu la data scelta per le nozze. Tutto andò bene, come pure il viaggio di nozze a Zanzibar; La vita matrimoniale era tranquilla e serena.

Gli anni sono passati felici, vivevamo praticamente 24 ore su 24 insieme, casa-lavoro-casa, tranne qualche uscita con gli amici per una partita a calcetto o per la mia passione per la fotografia: il mercoledì sera era dedicato al ritrovo con gli amici per parlare ed organizzare varie attività (il gruppo di cui faccio parte si chiama Gruppo Immagine Centrale) e qualche partita di hockey a rotelle (il Bassano 54 è Campione d'Italia e io sono in ospedale mannaggia la pupazza...). Lei gestiva alcune serate organizzate a volte a casa nostra a volte da amiche per la presentazione di alcuni prodotti naturali o altro....

La nostra voglia di espandere la famiglia si realizzò a fine giugno del 2008, quando mi disse che era incinta. Nel periodo antecedente all'arrivo della cicogna eravamo un po' preoccupati in quanto era da un paio d'anni che cercavamo, senza successo, l'arrivo di un bebè. Pensavamo ci fossero dei problemi, ma dopo vari esami non erano risultati dei grossi impedimenti e pensavamo di aver risolto il problema...e così fu.

Nella nostra vita si stava per affrontare una nuova fase piena di curiosità, emozioni, gioie, paure, timori, parlavamo di cosa e come fare ad affrontare le vita da genitori.

A metà del mese di agosto il dramma della minaccia di aborto, la corsa in ospedale la visita con l'ecografia e la sentenza di distacco della placenta... ma il cuore batteva ancora (ed a quel battito noi ci aggrappammo): in quei momenti si rasentava la disperazione più totale, mia moglie cercava di stare il più tranquilla possibile, ma a volte c'erano ancora delle perdite e sembrava che l'inevitabile dovesse succedere e fosse imminente.

Cercavo in tutti i modi di tenerle alto il morale, ma dinanzi a lei, e conoscendo il suo desiderio di avere un figlio, il vederla aggrapparsi a una speranza che sembrava sempre più flebile mi faceva perdere nella sua disperazione.

Con il passare del tempo la situazione andava migliorando, e quando fu dimessa (ma in regime di riposo forzato a letto, seguendo delle cure), le speranze di riuscire a portare a termine la gravidanza iniziarono a risalire.

Cercavo di darle tutto il sostegno che potevo, sia materialmente (come ad esempio i vari lavori casalinghi, per fortuna c'era mia suocera che faceva la maggior parte dei “mestieri”), sia moralmente vista la situazione delicata che viveva (anch'io ero preoccupato e timoroso sul futuro della gravidanza, ma sicuramente mia moglie la viveva sulla sua pelle, la viveva dentro di lei).

Era fine agosto e il futuro ci tornava a sorridere, le varie ecografie mostravano sì il distacco, ma il peggio era passato ed il sorriso tornava a rifiorire sulle nostre labbra, almeno momentaneamente.

La situazione precipitò nuovamente quando mi accorsi del linfonodo ingrossato, aspettai un paio di giorni prima di dirlo a mia moglie, non volevo metterla in apprensione dopo quello che aveva passato, e comunque doveva stare a riposo ed il più tranquilla e serena possibile.

Riporto uno stralcio tratto dalla prima puntata riguardante il periodo antecedente alla visita dall'otorino:

Tutto ha inizio verso metà settembre del 2008 con un piccolo linfonodo ingrossato.
Pensavo a una ciste e dopo un paio di giorni lo dico a mia moglie (che era al terzo mese di gravidanza, dopo una minaccia di aborto); in seguito inizia a sanguinarmi il naso dopo una comune soffiata. E poi anche dalla bocca, per poi aggiungersi anche un otite all'orecchio destro.
Il dottore prescrive gli esami del sangue e rx del torace, i quali sono risultati nella norma, se non addirittura perfetti, e quindi ha curato l'otite con gli antibiotici.
Con il passare del tempo, dopo avermi curato l'otite, sembrava che io soffrissi di un forte raffreddore visto che i sintomi erano quelli: naso chiuso, spossatezza, sinceramente la temperatura non me la misuravo frequentemente quindi non so se avevo alterazioni, ma mi sentivo sempre più chiuso e avevo sempre più muco e sempre più sanguinamento.
Altra visita dal dottre, altri antibiotici per la sinusite, ma con scarsi, per non dire nulli, risultati.
Nel frattempo diedi le dimissioni per cambiare lavoro: da un'esperienza quasi ventennale nel settore orafo sono andato a lavorare nel settore chimico, in una fabbrica di collanti e vernici.
Tutto sembrava girare per il verso giusto: al lavoro mi trovavo bene sia con i datori sia con i nuovi colleghi, i problemi della moglie con la gravidanza erano passati, pensavo che finalmente stavo per scoprire la vera felicità (secondo la mia opinione).
Tra un tentativo e l'altro, con continui periodi di somministrazione di antibiotici non si veniva a capo; e siamo a fine novembre quando il dottore mi manda a fare una visita dall'otorino; in ospedale mi danno l'appuntamento per il 20 gennaio 2009... troppo tempo mentre io iniziavo ad avere male al collo, perché oramai i linfonodi si erano ingrossati molto ed il gonfiore era più che evidente, per non parlare del sanguinamento che era diventato anche imbarazzante: ero in un bar a bere un caffè con mia moglie con l'intenzione di recarci, successivamente, in un negozio per fare compere per il futuro nascituro; ad un certo momento ho iniziato a sanguinare sono andato in bagno... ma non voleva arrestarsi e speravo che non arrivasse nessuno (per rigor di cronaca io non ho mai sofferto mai di epistassi), alla fine in un momento di pausa sono uscito dal bagno ho detto a mia moglie di pagare e sono scappato dal bar... e poi a casa perché avevo paura che rincominciasse di nuovo, non era una propria emorragia ma sicuramente un gran fastidio e soprattutto una preoccupazione sempre più forte visto che oltre scaricavo il muco dalla bocca... che era un blocco di sangue (farà sicuramente un po' schifo, pensate che io lo vivevo sulla mia pelle).
Quindi abbiamo deciso di andare da un otorino tramite visita privata, ...................

Ho riportato tutto questo non per ricordarvi quello che stavo passando io, nel lasso di tempo da metà settembre a fine novembre, ma bensì lo stato d'animo di mia moglie la quale, dopo aver passato il suo terribile momento con la minaccia di aborto, adesso si ritrovava ad affrontare qualcosa di così grande ed impensabile.

In quel periodo dove ancora non si riusciva a sbrogliare la matassa (e comunque io andavo a lavorare ugualmente, anche se iniziavo a sentirmi sempre più debole), mia moglie, a casa, continuava la gravidanza il più serenamente possibile, ma giorno dopo giorno, anche in lei i dubbi iniziavano ad insinuarsi.

Veniva con me quelle volte che andavo dal dottore, sempre più frequenti, e nelle sue condizioni cercava di starmi vicino, non voleva che affrontassi tutto da solo, anche se non sapevamo quale incubo della malattia ci stava aspettando.


Durante le feste non fu facile far finta di niente, sorridere, fare gli auguri, aprire i regali a Natale, dopo aver passato quasi una settimana in ospedale (dove ci avevano detto che dovevo fare una biopsia). Non fu facile, a fine anno, cercare di divertirci... aspettando il risultato della biopsia.

No, non era facile per mia moglie vivere accanto a me in quel periodo. Non so sinceramente cosa passava realmente nella sua mente, ha sempre cercato di darmi forza e coraggio, mi sono aggrappato alle sue parole come un rocciatore quando cerca di scalare una montagna.

Quando finirà tutto questa storia le chiederò cosa gli passava per la testa: non ne abbiamo parlato sino ad ora in quanto volevo e voglio che stia tranquilla adesso, per crescere nostra figlia serenamente, per non turbarla con domande sapendo che le risposte fanno male.

Non voglio sembrare né superficiale né, contrariamente, eroico: la mia voleva essere semplicemente una scorciatoia per cercare di soffrire entrambi il meno possibile.

Il dramma che stava scendendo come un'ombra sulla nostra vita, come già scritto nelle puntate precedenti, porta la data del 12 gennaio: mia moglie quel giorno è stata molto forte, anche nel momento dello sconforto, tra le lacrime, gli abbracci, i silenzi, il contatto con la persona amata vale di più delle parole ti amo; sono gli occhi che parlano, è il cuore che parla, mille parole o due non fanno alcuna differenza, ma quando ci si guarda negli occhi e si vede l'amore ...ci si immerge in una forma che non vorresti più uscire da quello sguardo; per me è fonte di speranza, è fonte di vita, l'amore vero è una cosa meravigliosa mi fa sentire vivo, mi fa restare vivo.


........alla prossima puntata........