lunedì 25 maggio 2009

Quarta Puntata

......dopo la biopsia con la testa che andava fuori giri, per la festa dell'ultimo dell'anno andammo da amici, sempre con il timore di epistassi improvvise, le quali erano diventate sempre più frequenti. Nel limite del possibile è stato una bella serata.

Certamente penso di non essere stato di gran compagnia.

Al ritorno, ricordo, nevicava; era bello andare piano così non avevo modo di pensare ad altro se non al fondo stradale.


I giorni passavano lenti con la speranza di una telefonata dall'ospedale; il fastidio al collo si trasformava in dolore e le epistassi erano sempre più frequenti, mentre la narice destra era completamente chiusa.

La notte facevo fatica a dormire.


Nella prima settimana dell'anno (non ricordo il giorno preciso), mi recai in ospedale salendo direttamente in reparto senza passare per il pronto soccorso come da prassi: non ne potevo più per il malessere continuo. Parlai con un'infermiera alla quale spiegai la situazione, facendo in modo che, gentilmente, chiamasse il medico di turno.


Mi riconobbe, vista la recente degenza, e dopo la visita come cura mi ha prescritto del tachidol per il dolore e del cortisone per sfiammare il gonfiore al collo.

Sinceramente nei giorni successivi mi ero leggermente ripreso, almeno la notte riuscivo a dormire, e il malessere iniziava a passare.


Il 12 gennaio, il giorno della verità arrivò per caso.

Mi recai all'ospedale per dei chiarimenti sul risultato della biopsia, che a mio avviso tardava ad arrivare, e per vedere se potevo continuare la cura che mi aveva dato sollievo.

Trovai l'infermiera del giorno della biopsia la quale si ricordava di me. Si recò immediatamente al computer per controllare se c'era il risultato.

Quando tornò il sorriso che aveva non c'era più, il referto parlava non più di angioma ma di linfoma, ed io non sapevo la differenza.

Mi fecero parlare con il primario dell'otorinolaringoiatria il quale mi disse che si trattava di linfoma di burkitt, che non era più di sua competenza e che mi avrebbe messo subito in contatto con il primario di oncologia.


Quando è stata pronunciata la parola oncologia ho subito fatto l'associazione linfoma uguale tumore.

Ma che tipo di tumore?

Benigno, maligno, carcinoma, Hodgkin, non-Hodgkin la testa è diventata leggera, non riuscivo a seguire i discorsi che mi venivano fatti.


L'infermiera accompagnò me, mia moglie e mia madre (brutto colpo per lei oltre ad avere un figlio che si ammala di tumore, nel Febbraio del 2002 si spense anche mio padre... sempre a causa di un tumore...) al reparto di oncologia, dove ci presentò al primario il quale era già stato informato dal primario di otorinolaringoiatria.

Due chiacchiere per delle informazioni di prassi e si assentò per dare un'occhiata ai vari esami fatti.


Nel frattempo ero ritornato un po' in me, ed iniziai a piangere abbracciato a mia moglie, sentendomi impotente davanti a questo verdetto, mille pensieri e non per nulla positivi si sono impossessati della mia mente.


Quando tornò il primario ci siamo ricomponemmo e lo ascoltammo relativamente alla descrizione del tipo di malattia.


Ci ha messo ha conoscenza che il linfoma di burkitt è un tipo di tumore raro, che è maligno, non è della famiglia dei carcinomi, piuttosto si sviluppa nei linfonodi, quindi nel sangue ed è aggressivo.


Nelle analisi fatte è stato riscontrato che il valore di aggressività era al 100%: più che un brutto segno il primario ci ha spiegato che in realtà era uno buono.

In poche parole, cerco di spiegare senza usare terminologie che non sono in mio possesso, è come giocare a soldatini, dove il tumore mette in campo ogni volta che viene all'attacco tutti i 100 soldatini che ha a disposizione senza usare delle riserve; la chemioterapia sono i miei soldatini di difesa che cercano di fermare l'attacco dei 100 del tumore.

Quindi con i vari cicli di chemioterapia si cerca di annientare tutto l'esercito del tumore, il quale non tenendo riserve, è molto aggressivo se non preso in tempo, ma con buone probabilità di riuscita se contrattaccato a dovere.

Lo stadio del tumore assegnatomi era grado 1°, ovvero localizzato in un piccolo settore del corpo, (nel mio caso il collo, solo la parte destra e la massa dietro al tratto rinofaringeo).

La battaglia sarà lunga e dura.


Dopo la spiegazione del primario scattò in me qualcosa che non so spiegare: e come se avessi acceso un interruttore, la mia mente è diventata una nave da guerra, ho impostato la rotta, naturalmente verso l'attacco.


Non potevo piegarmi a questo destino, adesso no, avevo la felicità ad un passo dalle mie mani fin da sette mesi prima con l'annuncio dell'arrivo di nostra figlia, con un nuovo posto di lavoro da sviluppare.

Alla fine dell'incontro, il primario, che nel frattempo si era messo in contatto con il primario del reparto di ematologia di Vicenza, mi disse che avevo già il posto letto per il giorno14 di gennaio, ma nel pomeriggio dovevo presentarmi comunque a Vicenza per un day hospital ai fini della solita prassi per il ricovero. Ad accompagnarmi c'era mio suocero, io me la sentivo di guidare: non ero in grado di guidare.


Ad aspettarmi, già informato del mio arrivo, c'era un dottore che molto gentilmente e con molta professionalità mi ha visitato, predisposto i documenti per il pronto soccorso ai fini del ricovero del 14 Gennaio, e fissato appuntamento per una tac con contrasto per escludere che la malattia si sia insinuata negli organi del torace ed addome … per il giorno successivo, il 13 di gennaio, tutto questo in un giorno solamente....


.............alla prossima puntata..............